DOCUMENTO POLITICO | RIETI LAZIO PRIDE 2025

Il 13 settembre il Lazio Pride torna a Rieti

In questi ultimi 9 anni il Lazio Pride ha raccolto la sfida di contesti troppo spesso lasciati in silenzio, di voci con cui abbiamo costruito percorsi di lotta contro tutte le discriminazioni. Abbiamo incontrato e attraversato i territori della provincia del Lazio, per dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini, dentro un isolamento sociale e culturale che ancora oggi ci riguarda da vicino. 

Vivere in un territorio lontano dai riflettori delle grandi città metropolitane si traduce spesso in una rinuncia forzata a nominarsi, dirsi e uscire fuori. Abbiamo scelto di tornare a Rieti e in tutta la sua provincia perché abbiamo ancora tanto da combattere e tante battaglie da vincere se vogliamo che il nostro territorio accolga davvero tutte coloro che lo abitano, lo hanno scelto, lo amano e non vogliono essere costrette a lasciarlo.

Il nostro slogan è 

Sfacciatamente Queer

Perché la nostra lotta sia davvero visibile e travolgente dobbiamo e vogliamo essere SFACCIATE! Il silenzio, la moderazione, la vergogna per i nostri corpi e per quello che siamo e rivendichiamo non ci appartengono! Nelle province vige ancora la regola del silenzio, del fare ma non mostrare, dell’invisibilità che porta all’immobilismo, a non risolvere le problematiche che affliggono il nostro territorio, a restare sempre indietro! Le nostre battaglie devono essere sfacciate per creare spazi, libertà, avanzamento per tutte!

Per molti siamo creature strane, bizzarre, fuori dai binari rispetto a una normalità che non esiste ma che viene imposta da chi parla di ordine naturale, di sicurezza, di pulizia. Allora noi lo rivendichiamo! Rivendichiamo con forza il nostro essere QUEER, il nostro essere strane, bizzarre, froce! Siamo una casa sicura per tutte quelle persone che sentono di appartenere ma anche di non appartenere. E la nostra casa è Rieti e il suo territorio ed è qui che vogliamo restare, vivere, amare, lavorare, creare le nostre famiglie queer!

La visibilità è lotta quotidiana. 

Le persone LGBTQAI+ a Rieti esistono, resistono, vivono. 

Il 13 settembre saremo nelle strade con i nostri vissuti, i nostri colori, i nostri corpi. 

Vogliamo una città e un territorio che si prendano cura di tutte le persone che li abitano, senza distinzioni.

Che costruisca percorsi culturali e politici insieme a tutte le realtà che già lottano ogni giorno e che ringraziamo per aver partecipato attivamente a questo documento politico costruito anche grazie alle loro istanze fondamentali. 

No Pride in Genocide! 

Ci uniamo agli appelli del movimento queer palestinese; sosteniamo il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, chiediamo la fine immediata dell’occupazione sionista, della violenza militare e coloniale a Gaza finalizzata allo sterminio totale, del massacro di un popolo per mano di Israele nel totale silenzio dei nostri governanti e nelle azioni insufficienti dell’Europa! Sono necessarie misure reali e drastiche!  È in atto un ecocidio attraverso la distruzione delle risorse, della terra, dell’accesso al cibo, all’acqua per la popolazione palestinese anche con la collaborazione di multinazionali italiane ed europee spalleggiata da parte del mondo accademico.  È in atto un genocidio perpetrato sulla possibilità di un gruppo sociale di riprodursi (attraverso l’uccisione di bambine e bambini come eliminazione di un popolo alla sua radice), sullo stupro etnico, sulla sperimentazione sui corpi delle donne, sullo sradicamento dei corpi dalla terra, dalla cultura, dall’aria per respirare. 

Chiediamo, nell’immediato, il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, la protezione dei civili, l’accesso agli aiuti umanitari e ai servizi essenziali che deve essere seguito dall’attuazione della parità di diritti e il riconoscimento dello stato della Palestina. Non ci può essere orgoglio di fronte a un genocidio!

La Palestina deve essere riconosciuta e libera!

Oggi più che mai è necessario riappropriarci di un Pride intersezionale, politico, solidale. Non possiamo accettare che il nostro orgoglio e le nostre battaglie vengano brandizzate da aziende che finanziano guerre o governi complici di massacri. Non possiamo sfilare accanto a chi sostiene il genocidio, solo perché mostra il logo rainbow una volta all’anno. 

Siamo dalla parte di tutti in popoli oppressi, contro le guerre e chiediamo che il nostro Paese dica NO al riarmo e alle spese militari. 

Cosa vogliamo come comunità

La comunità LGBTQAI+ del Lazio è una delle più numerose in questo Paese. Siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, non binarie, intersex e gender diverse, ma anche alleate che sostengono il movimento. Siamo sieropositive e siero coinvolte, siamo genitori queer e figlie e figli di genitori queer. Siamo persone che lottano da anni per vedere riconosciute le proprie relazioni affettive e che resistono anche nelle province dove ancora c’è tanto lavoro e tanto da spendersi per costruire una società libera dall’oppressione. Siamo sex worker. 

Vogliamo:

  • il matrimonio egualitario; 
  • una legge per l’autodeterminazione dei percorsi di affermazione di genere; 
  • il riconoscimento immediato alla nascita delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali
  • l’adozione per tutt3, anche per le persone single; 
  • l’abolizione della legge Varchi e un percorso aperto, concreto, scientifico e privo di pregiudizi sulla GPA
  • l’accesso alla PMA per tutt3;
  • l’estensione e l’attuazione della carriera alias e dell’identità alias in ogni spazio formativo e lavorativo in particolare alle luce delle recenti audizioni per i DDL Valditara, Sasso e Amorese ; 
  • una legge efficace contro l’omolesbobitransfobia;
  • l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva, laica e scientifica, nei programmi curricolari in tutte le scuole di ordine grado che comprenda anche gli orientamenti sotto l’ombrello asessuale e aromantico; 
  • massimo accesso all’IVG e la garanzia della presenza di personale medico non obiettore in tutti gli ospedali;
  • una legge contro le mutilazioni genitali su bambin3 intersessuali; 
  • la messa al bando delle “terapie” di conversione; 
  • un sistema di accoglienza per le persone migranti LGBTQAI+ che rispetti i vissuti senza cancellarli; 
  • l’accesso libero e gratuito alla PreP per tutt3;
  • Non più barriere architettoniche, sociali o culturali: ogni spazio, pubblico e privato, deve essere accessibile, così come ogni attività e opportunità devono essere fruibili da tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche o cognitive.

Contro l’omolesbobitransfobia è ora di una rivoluzione culturale

I casi di violenza, fisica e verbale, di matrice omolesbobitransfobica sono in aumento. L’ultimo rapporto pubblicato da ILGA Europe relega l’Italia, ancora una volta, agli ultimi posti tra i Paesi che  hanno adottato misure di contrasto ai crimini d’odio nei confronti delle persone LGBTQAI+. Un dato allarmante e sconfortante per un Paese democratico, che non possiamo più permetterci di sottovalutare. Educare alla totale accoglienza delle differenze vuol dire lottare contro i pregiudizi e gli stereotipi, soprattutto verso le nuove generazioni, e garantire anche la possibilità di un coming out libero e senza ostacoli. Spesso il prezzo da pagare per essere se stess3 è ancora troppo alto. 

Il nostro lavoro di formazione si fa sempre più difficile, anche a livello territoriale. La mancanza di scelte curricolari solide da parte dei governi che si sono susseguiti negli anni ci lasciano ora alla mercé di politiche repressive e conservatrici che, anche grazie ai recenti DDL, mirano a silenziare le coscienze, bloccare tutti i progetti e gli interventi negli istituti scolastici di ogni ordine e grado sull’educazione all’affettività e al consenso e, di fatto, lasciano alle sole famiglie scelte educative fondamentali che la scuola e uno Stato laico dovrebbero invece garantire.

Non possiamo rimanere in silenzio!

Chiediamo che venga emanata una legge che dica no all’odio contro le persone LGBTQAI+, un odio che non è un’opinione e che invece è parte integrante di un sistema. È necessaria una legge che non diventi ostaggio di compromessi politici o di calcoli al ribasso. Il tempo in cui viviamo non ammette più alcun rinvio, perché l’odio corre veloce non solo nella società ma anche sul web. Nessun compromesso è più accettabile. 

Le persone LGBTQAI+ ancora oggi subiscono violenza istituzionale: dalla magistratura, dalle forze dell’ordine, dai consulenti tecnici d’ufficio, dai servizi sociali e in tutti i luoghi dove persistono pregiudizi e stereotipi di genere. Tra le criticità pesa la formazione inadeguata che non permette di riconoscere la violenza e di distinguerla dal conflitto. 

Vogliamo spazi sicuri e chiediamo il rafforzamento e la garanzia dei centri antidiscriminazione e delle case rifugio presenti sul territorio nazionale, affinché le persone LGBTQAI+ abbiano a disposizione tutele, spazi di prevenzione e contrasto all’omolesbobitransbifobia e accesso ai servizi essenziali. 

Lottiamo per una sanità pubblica, laica, universale, gratuita e senza discriminazioni di genere, identità di genere e orientamento sessuale. 

 

Persone trans*, salute e sport 

L’accesso alla salute sessuale, riproduttiva e ai diritti sanitari delle persone LGBTQAI+ è ancora un tema troppo ignorato. Le persone trans* e gender diverse sono vittime di discriminazione sistemica da parte delle strutture sanitarie. Le disparità sanitarie, diversissime da regione a regione e spesso da provincia a provincia e la mancanza di accesso sicuro a terapie ormonali e trattamenti di affermazione di genere, sono gravi e vanno affrontate. 

Una volta concluso il percorso legale di affermazione di genere, le persone trans non sono burocraticamente riconosciute all’interno dei percorsi di prevenzione ginecologica e urologica e totalmente assenti all’interno dei percorsi di PMA e riproduttivi in generale. È necessaria:

  • una revisione dei sistemi sanitari burocratici e informatici che non divida le persone in base a un binarismo biologico non sempre realistico e che consenta alle persone trans* di accedere ai percorsi di prevenzione senza ostacoli;
  • formazione costante del personale sanitario che si occupa di salute sessuale e riproduttiva delle persone trans, non binarie e gender diverse, prima, durante e dopo l’eventuale percorso di affermazione di genere. Una formazione che tenga conto anche dell’aspetto dell’accoglienza e del linguaggio e non solo degli aspetti medico-scientifici. 

Abbattiamo i pregiudizi che negano alle persone transgender, gender diverse e non binarie il diritto a un’esistenza libera da discriminazioni, stigma e pregiudizio. Essere trans* non è una condizione patologica, non è una malattia mentale, non lo è mai stata e mai lo sarà. Siamo per la piena autodeterminazione senza se e senza ma.

  • Chiediamo un’attenzione particolare ai reali diritti delle piccole e giovani persone trans* e delle loro famiglie. Dietro le recenti proposte del Ministero della Salute, si nasconde una negazione della stessa esistenza dell’infanzia e adolescenza transgender. Si rende impossibile, nella pratica, reperire dei farmaci essenziali per il benessere (e la vita stessa!) delle persone trans* piccole e adolescenti, abbandonando le famiglie e bloccando drammaticamente percorsi già iniziati. Invece che andare verso un percorso di totale autodeterminazione, si torna all’idea che essere trans* sia una malattia psichiatrica che necessita di una diagnosi specialistica, intrappolando le giovani e giovanissime persone trans* e le loro famiglie in un calvario che ha spesso esito drammatico. Ancora una volta, uno stato che dovrebbe essere laico non si affida all’opinione di chi segue realmente le giovani persone trans* e agli studi scientifici, ma ascolta il pregiudizio e l’oppressione finalizzati al controllo dei corpi. 
  • Chiediamo che i percorsi anagrafici diventino esclusivamente amministrativi e totalmente svincolati dall’obbligo di un percorso legale e dalla decisione di un giudice. Chiediamo la piena depatologizzazione dell’esperienza trans* come previsto a livello internazionale. Diciamo NO a percorsi di medicalizzazione forzata e chiediamo la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media; chiediamo che venga garantita, all’interno delle scuole di ogni ordine e grado e alle università, la “carriera Alias” per le persone trans* studenti e in tutte le aziende pubbliche e private “l’identità Alias” per le persone trans* dipendenti.
  • Chiediamo alle associazioni sportive locali, nazionali e internazionali, piena accoglienza delle persone trans*, che ancora subiscono discriminazioni e violenza in un ambiente spesso chiuso e patriarcale. Lo sport dovrebbe unire e accogliere! Nessuna discriminazione di genere, orientamento sessuale o identità di genere deve avere spazio in nessuna disciplina. In ogni ambito sportivo che sia scolastico, pubblico o privato si deve garantire pieno accesso alle persone transgender e sicurezza nell’utilizzo degli spazi.

Persone intersex e salute

Libertà è rispetto dei corpi. Poniamo fine alle violenze agite sulle persone intersessuali, costrette a subire interventi invasivi fin dalla tenera età; ogni persona deve essere libera di autodeterminarsi affinché la sua natura non sia limitata dall’imposizione di un concetto repressivo quale è il binarismo di genere. Vogliamo formazione capillare riguardo le identità intersex, che sappia andare oltre l’approccio puramente medico e spesso ancora legato a concetti ottocenteschi che ancora le regola. È necessario capire quanto le aspettative sociali e le sovrastrutture che decidono cosa è “normale” e cosa no ancora opprimano le identità intersex in tutti quegli ambiti che vanno oltre la mera biologia.

 

Prevenzione HIV e IST 

Vogliamo l’attivazione di campagne di informazione riguardo le infezioni a trasmissione sessuale anche nelle scuole, attraverso una educazione socio-sessuo-affettiva che punti al superamento dello stigma sociale che colpisce le persone con HIV o AIDS. Le persone adolescenti, oggi, sono in balia di una scarsa educazione sulle tematiche inerenti le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), frutto di una sottocultura promossa da uno stato sociale inefficiente e sempre più spesso in linea con ideologie reazionarie. Servono percorsi di formazione e sensibilizzazione che abbraccino pienamente un approccio anti-stigma, in cui il rispetto della privacy deve essere prioritario, rivolti al personale sanitario sul rapporto medico-paziente quando il loro lavoro incontra le persone LGBTQAI+. Chiediamo una maggiore presenza di presidi per effettuare test HIV e IST anche nelle aree rurali e periferiche.

 

PrEP 

L’accesso alla PrEP (profilassi pre-esposizione all’HIV), anche nei presidi ospedalieri di provincia, deve diventare un diritto garantito a tutte le persone a rischio, senza distinzioni. La discriminazione nella distribuzione delle terapie, in particolare per le donne e le persone trans*, deve cessare. La salute o è un diritto per tutt3 o non è un diritto.

 

Lotta al patriarcato, transfemminismo, laicità 

La lotta o è intersezionale o non è lotta. 

Lottiamo contro il fascismo e ogni regime totalitario. Siamo antirazziste, siamo laiche, siamo  trans-ecofemministe intersezionali, decoloniali, ribelli, in conflitto, radicate e al contempo libere nel mondo. 

Forme sempre più identitarie di eterosessismo si legano a una cultura che vuole la donna relegata al ruolo ancestrale di cura. Contro la cultura del patriarcato e una visione dell’universo femminile come ancella del capitale maschile, dobbiamo difendere la scelta consapevole che le donne portano con loro stesse quando decidono di ricorrere all’aborto e quando compiono scelte che ne autodeterminano i percorsi. Ci vogliamo vive! È necessario investire nella prevenzione e nell’educazione al consenso e non ricorrere a strumenti legislativi che arrivano sempre dopo, quando ormai non ci siamo più! 

Uno stato che si professa laico è uno stato che non lascia indietro nessun3.  

Il ricorso all’IVG in questo Paese è sempre più ostaggio di politiche repressive. La destra agita presunti baluardi in difesa della vita e, in accordo con movimenti anti scelta, recita il suo sermone di violenza contro la libertà delle donne, di tutte le donne. L’obiezione di coscienza è pratica ancora troppo diffusa: per questo chiediamo che venga istituito un monitoraggio costante e apposite linee guida perché l’accesso all’IVG rimanga libero e gratuito e non ostaggio di improvvide scelte legislative. Continueremo a chiedere che nessun finanziamento pubblico venga devoluto ai gruppi, ai movimenti e alle associazioni anti scelta che, di fatto, impediscono la piena attuazione dell’IVG nelle strutture pubbliche. 

Siamo transfemminist3

Assumiamo la lotta contro la violenza sulle donne, comprese sempre anche le donne trans*, come fossimo un unico corpo. Mai sole. Saremo sempre al fianco dei centri antiviolenza nel chiedere senza sosta l’attuazione di politiche adeguate per il contrasto alla violenza di genere. Chiediamo formazione continua del personale di tutte le strutture che lavorano a stretto contatto con il territorio, così che sia preparato a riconoscere e gestire, senza pregiudizio, anche la violenza contro le donne della comunità LGBTQAI+.  Serve formazione, a tutti i livelli, anche su cosa sia davvero il consenso sessuale e come lo si debba riconoscere.

La sessualità è libera

 

Sex Worker 

Chiediamo che le persone sex worker siano libere di decidere per sé stesse; senza mettere in alcun modo in discussione il contrasto netto a ogni forma di tratta, sfruttamento e schiavitù. Rifuggiamo l’atteggiamento paternalistico che sovrappone necessariamente le vittime di tratta e le persone sex worker che si autodeterminano. Pretendiamo il contrasto di ogni forma di illegalità ma, allo stesso modo, chiediamo diritti, tutele e autodeterminazione piena per chi sceglie il sex work. 

 

Identità e orientamento Kinky 

Il Movimento LGBTQAI+ nasce dalla consapevolezza, coscienza, visibilità, politicità dell’esperienza del desiderio, dei corpi e delle sessualità non eteronormate! 

L’identità e l’orientamento Kinky subiscono quotidianamente lo stigma di una società eteronormata dove vige il principio del “si fa, ma non si dice”. Soprattutto nel mondo del lavoro e della genitorialità sono innumerevoli gli esempi di eventi problematici connessi alla visibilità di persone che vivono alla luce del sole il proprio orientamento Kinky. La nostra comunità è la casa di chi lotta contro l’eteronormatività anche con le proprie vite, i propri corpi, le proprie scelte e desideri e di chi vive uno stigma perché considerato perverso e patologico. 

 

Le disabilità 

Siamo persone queer con disabilità! Noi persone con disabilità siamo espressione di diritti, capaci di prendere decisioni per la nostra vita basate sul consenso libero e informato e di essere parte attiva della società; abbiamo il diritto a vivere la nostra affettività e sessualità senza pregiudizi. La sessualità delle persone con disabilità non è tabù. Chiediamo che venga riconosciuto il nostro diritto a una vita affettiva piena e libera da discriminazioni. 

Chiediamo che le nostre città, i nostri territori, le scuole, le istituzioni non lascino indietro nessuna! Insegnamento della Lingua Italiana dei Segni sin dai primi anni di scuola e abbattimento istituzionale di tutte le barriere architettoniche sono solo l’inizio di un percorso in cui tutte le cittadine e i cittadini possano vivere i territori con gli stessi diritti!

 

Migrazioni e persone razzializzate 

Ci spendiamo ogni giorno per un’accoglienza diffusa, che si traduce con il mutualismo e saremo sempre dalla parte di chi fugge dalle guerre e da condizioni di povertà. Siamo migranti LGBTQAI+ che rischiano ogni giorno la propria vita per colpa di uno Stato sociale assente; siamo persone razzializzate, cittadini italiani non bianchi, che hanno una storia. Sovvertiamo i piani di chi ancora oggi ci riconosce come cittadini e cittadine di serie B, di chi crede che la normalità risieda nella cultura della sopraffazione, dell’odio. 

Chiediamo un impegno per la tutela delle persone migranti LGBTQAI+ in fuga da Paesi dove rischiano la vita per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Migrare non è un reato, è un fenomeno sociale e umano, e come tale va riconosciuto. Per questo occorre smantellare il sistema di gestione del fenomeno migratorio fondato sulla criminalizzazione dei corpi razzializzati.  Serve una nuova legge sulla cittadinanza, perché chi nasce in Italia deve essere cittadin3 con pieno riconoscimento e pieni diritti. 

Sosteniamo le persone queer che trovano nella cultura familiare e dei propri Paesi d’origine un ostacolo alla piena realizzazione di sé anche in termini di libertà nel proprio orientamento sessuale e/o identità di genere. Per loro spesso le associazioni e le scuole sono un porto sicuro nel quale rifugiarsi e tali realtà devono garantire piena accoglienza!

 

Famiglie Queer 

Chiediamo che i nostri figli, figlie e figl3, presenti e futur3, vengano tutelat3 da uno Stato che l3 riconosca da subito, senza dover passare la vita nei tribunali, senza costringere le nostre famiglie a spese che non siamo in grado di affrontare, senza che i cittadini e le cittadine debbano pagare a loro volta le spese della macchina legale che ci costringe a chiedere dei diritti che ci spettano da subito. Uno Stato che dice di avere a cuore le persone piccole ne lascia invece una parte senza tutele!

Vogliamo che il ruolo genitoriale delle persone trans* venga trascritto sugli atti di nascita de3 figl3 in base alla scelta identitaria del genitore e non al ruolo basato sul cosiddetto sesso biologico.

Chiediamo che su tutti i documenti ufficiali dei minori sia ripristinata la formula “Genitore” e non “Madre e Padre” che spesso non rappresenta la reale conformazione della famiglia non solo omogenitoriale o queer, ma anche di genitori single, minori in affidamento ad altri membri della famiglia ecc.

Non possiamo accettare che le politiche governative, come la legge Varchi, continuino a discriminare e a penalizzare i diritti delle nostre famiglie. Rifiutiamo ogni tentativo di delegittimare la nostra genitorialità. 

La GPA richiede una riflessione lontana da pregiudizi che la rendono ostaggio di ideologie. È una scelta consapevole e complessa che interroga le coscienze, nel rispetto del corpo delle donne e contro ogni forma di sfruttamento. 

Chiediamo che venga cancellata la legge Varchi. 

È necessaria una riforma della legge 40; l’accesso alle tecniche di PMA deve essere consentito a tutte le donne. Alle donne single e alle coppie dello stesso sesso. 

Chiediamo a gran voce l’adozione piena per tutt3. Anche per le persone single. 

 

 

Carcere 

Denunciamo il carcere in toto, in quanto istituzione che viola sistematicamente la dimensione della dignità nell’essere umano. Ne chiediamo l’abolizione in quanto dispositivo che mortifica l’identità sessuale, attraverso la sterilizzazione dell’affettività e la segregazione basata sul determinismo e il binarismo dei sessi. Ne chiediamo l’abolizione in quanto istituzione maschile, verticale e patriarcale, che negli spazi chiusi espone le donne trans* alla violenza di genere e invisibilizza le donne e le soggettività queer, ricondotte a un esercizio forzoso dei ruoli di genere. 

Chiediamo quindi maggiori tutele per le persone LGBTQAI+ in stato di privazione della libertà personale. In particolare per le persone trans, non binarie e gender diverse, che vivono la discriminazione aggiuntiva di non essere riconosciut3 venendo quindi messe costantemente in situazioni di pericolo. 

Servono spazi e luoghi adeguati in ogni istituto di detenzione capaci di assicurare il pieno rispetto del corpo, dell’identità e dell’orientamento sessuale. 

 

Lanciamo il Lazio Pride 2025 a Rieti!

Nella provincia di Rieti, da anni ferita dai terremoti e sistematicamente ignorata dalle agende politiche nazionali e regionali, le persone giovani vivono una condizione di emergenza permanente che non riguarda soltanto ciò che è crollato, ma tutto ciò che continua a mancare: servizi, spazi, opportunità. La scuola, in particolare, è diventata per molti un luogo dove il diritto allo studio si scontra ogni giorno con barriere economiche, strutturali e culturali. In un territorio dove ancora si studia nei prefabbricati e in edifici provvisori mai sostituiti, il problema non è solo dove si fa lezione, ma chi può permettersi di farlo.

Vogliamo che la cultura invada gli spazi e che la socialità disegni un nuovo modello di vivibilità urbana. Abbiamo bisogno di sentirci parte di un progetto sociale, civico e lontano dai meccanismi asettici della gentrificazione, in cui il capitale investe realizzando profitti per chi detiene il potere economico. Le nostre vite attraversano difficoltà di inserimento nei contesti abitativi e la ricerca di un posto in cui vivere diventa difficile, perché la città crea disuguaglianze profonde e spezza i sogni. Soprattutto in un contesto come il nostro in cui le possibilità concrete di restare e non essere costretti a emigrare sono bassissime! 

Il Pride a Rieti è un grande momento di visibilità collettiva per la battaglia di tutt3 verso il raggiungimento della parità dei diritti, delle libertà, delle opportunità. Attraverso la visibilità e la resistenza dei nostri corpi, delle nostre identità, delle nostre storie e della dignità di ognun3 di noi, vogliamo costruire una provincia per le persone LGBTQAI+ e aprire un percorso di confronto e incontro fra tutte le soggettività presenti sul territorio. Chiediamo quindi a tutte le realtà che non l’hanno ancora fatto di aderire al Rieti Lazio Pride e rilanciare l’impegno per una società più giusta e più equa, dove nessun3 si senta esclus3!

Il corpo è politico, la presenza è rivoluzione!

 

DOCUMENTO POLITICO | OSTIA LAZIO PRIDE 2025

Il 12 Luglio il Lazio Pride torna a Ostia Rivendichiamo la lotta per il riconoscimento di tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali, delle soggettività non binarie e persone gender diverse.

In questi ultimi 9 anni abbiamo raccolto la sfida di contesti troppo spesso lasciati in silenzio, di voci con cui abbiamo costruito percorsi di lotta contro tutte le discriminazioni. Abbiamo incontrato e attraversato i territori della provincia del Lazio, per dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini, dentro un isolamento sociale e culturale che ancora oggi ci riguarda da vicino.

Vivere in un territorio lontano dai riflettori delle grandi città metropolitane si traduce spesso in una rinuncia forzata a nominarsi, dirsi ed uscire fuori. Abbiamo scelto di tornare a Ostia, nell’anniversario dei 50 anni dalla morte di Pierpaolo Pasolini, intellettuale, omosessuale tra i più autentici e controversi del Novecento italiano, assassinato proprio qui, all’idroscalo.

Conosciamo le situazioni di profonda solitudine e marginalità che quotidianamente spezzano i sogni di ragazz3, che rivelano malessere e un profondo senso di inadeguatezza e che costituiscono al contempo la più grande evidenza di un abbandono, quello della società, della politica e delle istituzioni, a tutti i livelli.

Per questo ritornare a Ostia assume un significato importante: non solo ci pone in continuità con i Pride di questo Paese, ma ci consegna la necessità di dare voce ad una comunità che lotta per ottenere il pieno riconoscimento dei diritti e di ripartire dalla cultura delle differenze.

Ci riapproprieremo di tutto: monumenti, luoghi storici, di aggregazione sociale e culturale, perché appartengono a tutte le persone che li attraversano. Le nostre identità esistono, sono plurali e non invisibili.

Lo Slogan
Corpi indecorosi

Indecorosa è la libertà dei corpi.
Indecorosa è la sessualità libera, consapevole, felice.
Indecorosa è la possibilità di amare, ridefinire, decostruire ogni relazione.
Indecorosa è la nostra risposta a chi costruisce gabbie, alza muri, zittisce esistenze.
Diciamo no al possesso. Diciamo sì al consenso.

Indecorosa è la libertà di definirsi. Attraversiamo i generi perché la biologia non è un destino. Rifiutiamo il binarismo, rivendichiamo l’autodeterminazione.

Indecorosa è la nostra libertà di pretendere pari diritti e dignità davanti alla legge.

La visibilità è lotta quotidiana.
Le persone LGBTQIKA+ a Ostia esistono, resistono, vivono. Il 12 luglio saremo nelle strade con i nostri vissuti, i nostri colori, i nostri corpi.

Vogliamo una città che si-cura di tutte le persone che la abitano.
Che riconosca e valorizzi le differenze.
Che costruisca percorsi culturali e politici insieme a tutte le realtà che già lottano ogni giorno in questo territorio.

Al vostro decoro rispondiamo con la disobbedienza dei corpi, con la gioia indecorosa di esistere, con l’orgoglio che non chiede permesso. Siamo corpi indecorosi perché liberi, voci stonate per chi pretende il silenzio.

Siamo presenza viva in una città che ci vuole invisibili. Non arretriamo. Il futuro ha già il nostro nome.
Indecorosa è, oggi più che mai, la libertà di manifestare, di esprimersi, di esserci. Lo è anche di fronte ai nuovi decreti sicurezza, che vorrebbero comprimere il dissenso.
Ma la nostra esistenza è già resistenza.

Cosa vogliamo
La comunità LGBTQIKA+ del Lazio è una delle più numerose in questo paese. Siamo lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersex, persone gender diverse e soggettività non binarie, ma anche alleat3 che sostengono il movimento LGBTQIKA+. Siamo sieropositiv3 e siero coinvolt3, siamo genitori LGBTQIKA+ e figl3 di genitori LGBTQIKA+. Siamo persone che lottano da anni per vedere riconosciute le proprie relazioni affettive. Siamo giovan3 che resistono anche nelle province dove ancora c’è tanto lavoro e tanto da spendersi per costruire una società libera dall’oppressione.
Siamo sex worker.

Chiediamo tutto:

  • il matrimonio egualitario;
  • una legge per l’autodeterminazione dei percorsi di affermazione di genere;
  • il riconoscimento alla nascita delle figlie e dei figli delle famiglie omogenitoriali;
  • l’adozione per tutt3, anche le persone single;
  • l’abolizione della legge Varchi;
  • l’estensione e l’attuazione della carriera alias in ogni spazio formativo e lavorativo;
  • una legge efficace contro l’omolesbobitransfobia;
  • una legge contro le mutilazioni genitali su bambinə intersessuali;
  • la messa al bando delle “terapie” di conversione;
  • un sistema di accoglienza per le persone migranti LGBTQIKA+ che rispetti i vissuti senza cancellarli;
  • l’accesso libero e gratuito alla PreP per tutt3;
  • Non più barriere architettoniche, sociali o culturali: ogni spazio, pubblico e privato, deve essere accessibile, così come ogni attività e opportunità devono essere fruibili da tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche o cognitive.

Difendiamo i diritti conquistati da chi ci ha preceduto.
Sappiamo che nulla è garantito: l’attenzione non può calare.
Diciamo no a cittadine e cittadini di serie B.
Diciamo sì all’uguaglianza dei diritti, come scritto nella nostra Costituzione.
Uniamo la lotte, attraverso una visione femminista, transfemminista, antifascista.
Uniamo le lotte per il diritto all’abitare, a emigrare, per la giustizia ambientale e antispecista, per la libertà di affrontare con dignità percorsi di studio e di lavoro, per autodeterminarci.

La lotta o è intersezionale, o non è.

Lottiamo contro il fascismo e ogni regime totalitario. Siamo antirazzist3 Siamo laici e laiche e ci spendiamo ogni giorno contro sessismo e misoginia.

Contro l’omotransfobia, è ora di una rivoluzione culturale

I casi di violenza, fisica e verbale, di matrice omolesbobitransfobica sono in aumento. L’ultimo rapporto pubblicato da Ilga Europe relega l’Italia, ancora una volta, agli ultimi posti tra i Paesi che hanno adottato misure di contrasto ai crimini d’odio nei confronti delle persone LGBTQIKA+. Un dato allarmante e sconfortante per un paese democratico, che non possiamo più permetterci di sottovalutare. Educare al rispetto delle differenze è lottare contro l’eteronormatività dominante, che alimenta pregiudizi e stereotipi, soprattutto verso le nuove generazioni.

Lo vediamo quotidianamente, anche attraverso l’impegno costante nelle scuole, dove il nostro attivismo, si fa strada non senza difficoltà. Le politiche repressive e conservatrici messe in atto da questo governo mirano a silenziare le coscienze per bloccare progetti e interventi negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, sull’educazione all’affettività e al consenso. Non possiamo rimanere in silenzio.

Chiediamo che venga emanata una legge che dica no all’odio contro le persone LGBTQIKA+; un odio che non è un’opinione e che invece è parte integrante di un sistema. E’ necessaria una legge per le persone e non diventi ostaggio di compromessi politici o di calcoli al ribasso. Il tempo in cui viviamo non ammette più alcun rinvio, perché l’odio corre veloce non solo nella società ma anche sul web. Nessun compromesso è più accettabile.

C’è poi la paura del coming out. Il prezzo è ancora troppo alto: allontanamento dalla famiglia, perdita del lavoro, degli amici. Il coming out deve essere un momento di consapevolezza: quello di condurre la propria vita alla luce del sole. E noi vogliamo vivere tutti i colori della felicità.

Le persone LGBTQIKA+ ancora oggi subiscono violenza istituzionale, dalla magistratura, dalle forze dell’ordine, dai
consulenti tecnici d’ufficio, e in tutti i luoghi dove persistono pregiudizi e stereotipi di genere. Tra le criticità pesa la formazione inadeguata che non permette di riconoscere la violenza e di distinguerla dal conflitto.

Vogliamo spazi sicuri e chiediamo il rafforzamento e la garanzia dei centri antidiscriminazione e delle case rifugio presenti sul territorio nazionale, affinché le persone LGBTQIKA+ abbiano a disposizione tutele, spazi di prevenzione e contrasto all’omolesbotransbifobia e accesso ai servizi essenziali.

Le persone trans nel mondo sportivo subiscono discriminazioni e violenza. Lo sport dovrebbe unire. Nessuna discriminazione di genere, orientamento sessuale o identità di genere deve avere spazio
in nessuna disciplina.

Chiediamo che a livello agonistico e non, vengano abolite le distinzioni che tengono conto esclusivamente del rigido binarismo di genere che non permette alle persone trans, non binary e gender non conforming di poter accedere alle competizioni. Chiediamo spazi sicuri e inclusivi per tutte le soggettività.

Lottiamo per una sanità pubblica, universale, gratuita e senza discriminazioni di genere o orientamento sessuale.

L’accesso alla salute sessuale e ai diritti sanitari delle persone LGBTQIKA+ è ancora un tema troppo ignorato. In particolare, le persone trans e gender non conforming sono vittime di discriminazione sistemica da parte delle strutture sanitarie. Le disparità sanitarie e la mancanza di accesso a terapie ormonali e trattamenti di affermazione di genere sono gravi e vanno affrontate.

Abbattiamo i pregiudizi che negano alle persone transgender, gender diverse, non binarie, il diritto a un’esistenza libera da discriminazioni, stigma e pregiudizio. Essere trans non è una condizione patologica, non lo è mai stato e mai lo sarà. Il governo attuale ha depotenziato, fino alla resa, l’esperienza dell’Istituto Careggi di Firenze, luogo in cui molte famiglie e ragazz3 gender variant, sono riuscit3 a trovare un luogo in cui sentirsi riconosciut3 e seguit3 nel proprio percorso di affermazione di genere. Oggi questa esperienza non ha più lo stesso spazio di azione, a seguito di
numerose ispezioni richieste ai danni di un lavoro che per anni ha garantito il diritto alla felicità e restituito speranza famiglie e a ragazz3 gender variant; nonostante tutto non ci fermeranno!

Chiediamo la semplificazione del percorso di affermazione di genere e la piena depatologizzazione dell’esperienza trans come previsto a livello internazionale. Diciamo no a percorsi di medicalizzazione forzata e chiediamo la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media; chiediamo che venga estesa alle scuole secondarie e alle università la carriera “Alias” per le persone transgender e non binarie.

Libertà è rispetto dei corpi.
Poniamo fine alle violenze agite sulle persone intersessuali, costrette a subire interventi invasivi fin dalla
tenera età; ogni persona deve essere libere di autodeterminarsi affinché la sua natura non sia limitata dall’imposizione di un concetto repressivo quale è il binarismo di genere.

Vogliamo l’attivazione di campagne di informazione riguardo le infezioni a trasmissione sessuale anche nelle scuole, attraverso una
educazione socio-sessuo-affettiva che punti al superamento dello stigma sociale che colpisce le persone in HIV o in AIDS.
Percorsi di formazione e sensibilizzazione rivolti al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente quando il loro lavoro incontra le persone LGBTQIKA+.

Chiediamo una maggiore presenza di presidi per effettuare il test dell’HIV, su tutt3 le persone adolescent3, oggi in balia di una scarsa educazione sulle tematiche inerenti le Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST), frutto di una sottocultura promossa da uno stato sociale inefficiente e sempre più spesso in balia di ideologie reazionarie.

Inoltre, l’accesso alla PrEP (profilassi pre-esposizione all’HIV) deve diventare un diritto garantito a tutte le persone a rischio, senza distinzioni. La discriminazione nella distribuzione delle terapie, in particolare per le donne e le persone trans, deve cessare.
La salute è un diritto per tuttə, o non è per nessunə.

Il movimento delle donne ha attraversato ogni contesto sociale; una rivoluzione culturale che ha permesso di sceglierci ogni giorno, così come siamo, contrastando i limiti imposti dal patriarcato.
Oggi assistiamo a un attacco costante alla dignità delle donne.

Forme sempre più identitarie di etero sessismo si legano a una cultura che vuole la donna relegata al ruolo ancestrale di cura.
Contro la cultura del patriarcato e una visione dell’universo femminile come ancella del capitale maschile, dobbiamo difendere la scelta consapevole che le donne portano con loro stesse quando decidono di ricorrere all’aborto e quando compiono scelte che ne autodeterminano i percorsi. Ci vogliamo viv3! E’ necessario investire nella prevenzione e nell’educazione al consenso e non ricorrere a strumenti legislativi che arrivano sempre dopo, quando ormai non ci siamo più!

Uno stato che si professa laico è uno stato che non lascia indietro nessunə

Laicità è rispetto delle differenze e dei principi di uguaglianza e non discriminazione.

Il ricorso all’IVG in questo paese è sempre più ostaggio di politiche repressive. La destra agita baluardi in difesa della vita e in accordo con movimenti anti scelta, recita il suo sermone di violenza contro la libertà delle donne, di tutte le donne. Questo impone la difesa della legge 194, nel suo diritto, ad esempio, a ricorrere ad una libera contraccezione, quando, invece, dovremmo lottare per il suo superamento, rispetto alla necessità di garantire l’aborto libero, gratuito e sicuro per tutt3.
L’obiezione di coscienza è pratica ancora troppo diffusa: per questo chiediamo che venga istituito un monitoraggio costante e apposite linee guida perché l’accesso all’Ivg rimanga libero e gratuito e non ostaggio di improvvide scelte legislative. Continueremo a chiedere che nessun finanziamento pubblico venga devoluto ai gruppi, ai movimenti e alle associazioni no-choice che, di fatto, impediscono la piena attuazione dell’IVG nelle strutture pubbliche.

Siamo transfemminist3

Assumiamo la lotta contro la violenza sulle donne come fossimo un unico corpo. Mai sol3. Saremo sempre al fianco dei centri antiviolenza nel chiedere senza sosta l’attuazione di politiche adeguate per il contrasto alla violenza di genere. Questo governo ha Chiediamo una legge sul consenso sessuale, perché solo Sì è Sì!

La sessualità è libera

Chiediamo che le persone ‘sex workers’ siano libere di decidere per sé stesse; senza mettere in alcun modo in discussione il contrasto netto ad ogni forma di tratta, sfruttamento e schiavitù. Rifuggiamo l’atteggiamento paternalistico che sovrappone necessariamente le vittime di tratta e le persone sex workers che si autodeterminano. Pretendiamo il contrasto di ogni forma di illegalità ma, allo stesso modo, chiediamo diritti, tutele e autodeterminazione piena per chi sceglie il sex work.

Il Movimento LGBTQIKA+ nasce dalla consapevolezza, coscienza, visibilità, politicità dell’esperienza del desiderio, dei corpi e della sessualità non eteronormati! La K nell’acronimo racconta questa Storia!

L’identità e l’orientamento Kinky subiscono quotidianamente lo stigma di una società eteronormata dove vige il principio del “si fa, ma non si dice”. Soprattutto nel mondo del lavoro e della genitorialità sono innumerevoli gli esempi di eventi problematici connessi alla visibilità di persone che vivono alla luce del sole il proprio orientamento kinky.
La comunità LGBTQIKA+ è la casa di chi lotta contro l’eteronormatività anche con le proprie vite, i propri corpi, le proprie scelte e desideri e di chi vive uno stigma perché considerato perverso e patologico.

Le persone con disabilità devono essere percepite come espressione di diritti, capaci di prendere decisioni per la propria vita basate sul consenso libero e informato, e di essere parte attiva della società.

Le persone disabili hanno diritto a vivere la propria affettività e sessualità senza pregiudizi. La sessualità delle persone con disabilità non è tabù. Chiediamo che venga riconosciuto il nostro diritto ad una vita affettiva piena e libera da discriminazioni.

Rivendicare la libertà, sfidare la repressione

Ci spendiamo ogni giorno per un’accoglienza diffusa, che si traduce con il mutualismo e saremo sempre dalla parte di chi fugge dalle guerre e da condizioni di povertà. Siamo migranti LGBTQIKA+ che rischiano ogni giorno la propria vita per colpa di uno Stato sociale assente; siamo persone razzializzate che hanno una storia.
Sovvertiamo i piani di chi ancora oggi ci riconosce come cittadini e cittadine di serie B, di chi crede che la normalità risieda nella cultura della sopraffazione, dell’odio. Chiediamo un impegno per la tutela delle persone migranti LGBTQIKA+ in fuga da Paesi dove rischiano la vita per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Migrare non è un reato, è un fenomeno sociale e umano, e come tale va riconosciuto.

Per questo occorre smantellare il sistema di gestione del fenomeno migratorio fondato sulla criminalizzazione dei corpi razzializzati.

Serve una nuova legge sulla cittadinanza, perché chi nasce in Italia deve essere cittadinə con pieno riconoscimento e pieni diritti.

Sosteniamo le seconde generazioni di famiglie straniere che trovano nella cultura familiare e dei propri Paesi d’origine un ostacolo alla piena realizzazione di sé anche in termini di libertà nel proprio orientamento sessuale e/o identità di genere. Per loro spesso le associazioni sono un porto sicuro nel quale rifugiarsi.

Denunciamo il carcere in quanto istituzione totale, che viola sistematicamente la dimensione della dignità nell’essere umano. Ne chiediamo l’abolizione in quanto dispositivo che mortifica l’identità
sessuale, attraverso la sterilizzazione dell’affettività e la segregazione basata sul determinismo e il binarismo dei sessi. Ne chiediamo l’abolizione in quanto istituzione maschile, verticale e patriarcale, che negli spazi chiusi espone le donne trans alla violenza di genere e invisibilizza le donne e le soggettività queer, ricondotte a un esercizio forzoso dei ruoli di genere.

Chiediamo quindi maggiori tutele per le persone LGBTQIKA+ in stato di privazione della libertà personale. In particolare per le persone trans, non binarie e gender non conforming, che vivono la discriminazione aggiuntiva di non essere riconosciutə.

Servono spazi e luoghi adeguati in ogni istituto di detenzione capaci di assicurare il pieno rispetto del corpo, dell’identità e dell’orientamento sessuale.

NO PRIDE IN GENOCIDE

Ci uniamo agli appelli del movimento queer palestinese; sosteniamo il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, chiediamo la fine della violenza militare e coloniale a Gaza, il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, la protezione dei civili, l’accesso agli aiuti umanitari e ai servizi essenziali, la fine dell’occupazione sionista, l’attuazione della parità di diritti e il riconoscimento dello stato della Palestina.
Non ci può essere orgoglio di fronte a un genocidio.

Oggi più che mai è necessario riappropriarci di un Pride intersezionale, politico, solidale. Non possiamo accettare che il nostro orgoglio e le nostre battaglie vengano brandizzate da aziende che finanziano guerre o governi complici di massacri. Non possiamo sfilare accanto a chi sostiene il genocidio, solo perché mostra il logo rainbow una volta all’anno.

Siamo dalla parte di tutti in popoli oppressi, contro le guerre e chiediamo che il nostro Paese dica no al riarmo e alle spese militari.

Non esiste una ed una sola famiglia, esistono LE famiglie.

Chiediamo che i nostri figli e le nostre figlie , presenti e futuri, vengano tutelat3 da uno Stato che li riconosca. Con la sentenza n. 68/2025, la Corte costituzionale ha stabilito che bambin3 nat3 in Italia da due donne che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita all’estero debbano essere riconosciuti da entrambe come madri fin dalla nascita.

La Corte ha superato l’immobilismo del legislatore, questo perché i percorsi di genitorialità sono plurali e devono mantenere al centro la tutela di tutte le persone coinvolte.

Non possiamo accettare che le politiche governative, come la legge Varchi, continuino a discriminare e a penalizzare i diritti delle nostre famiglie. Rifiutiamo ogni tentativo di delegittimare la nostra maternità e paternità:

la gestazione per altr3, richiede una riflessione lontana da pregiudizi che la rendono ostaggio di ideologie. E’ una scelta consapevole e complessa che interroga le coscienze, nel rispetto del corpo delle donne e contro ogni forma di sfruttamento.

Chiediamo che venga cancellata la legge Varchi

È necessaria una riforma della legge 40; l’accesso alle tecniche di PMA deve essere consentito a tutte le donne. Alle donne single e alle coppie lesbiche.

Chiediamo a gran voce l’adozione piena per tutt3. Anche per le persone single.
Chiediamo che la genitorialità non diventi un manifesto politico, ma una scelta che rispetti la parte del mondo che vogliamo rappresentare: contro il rafforzamento di una visione globalizzata a
tutti i costi.

Siamo e saremo sempre dalla parte di chi soffre. No alla guerra, sì alla pace. No alle armi, sì al welfare.

Lanciamo il Lazio Pride 2025 a Ostia

Vogliamo che la cultura invada gli spazi e che la socialità disegni un nuovo modello di vivibilità urbana. Abbiamo bisogno di sentirci parte di un progetto sociale, civico e lontano dai meccanismi asettici della gentrificazione, in cui il capitale investe realizzando profitti per chi detiene il potere economico. Le nostre vite attraversano difficoltà di inserimento nei contesti abitativi e la ricerca di un posto in cui vivere diventa difficile, perché la città crea diseguaglianze profonde e spezza i sogni.

Il Pride a Ostia è un grande momento di visibilità collettiva per la battaglia di tutt3 verso il raggiungimento della parità dei diritti, delle libertà, delle opportunità. Attraverso la visibilità e la resistenza dei nostri corpi, delle nostre identità, delle nostre storie e della dignità di ognunə di noi, vogliamo costruire una provincia per le persone LGBTQIKA+ aprire un percorso di confronto e incontro fra tutte le soggettività presenti sul territorio.
Chiediamo alle associazioni, ai movimenti, ai collettivi, ai sindacati, alla rete degli studenti, alle forze politiche ed in generale a tutti e tutte di aderire al Lazio Pride a Ostia e rilanciare l’impegno per una società più giusta e più equa, dove nessuno si senta esclusə.

La nostra lotta incrocia il destino di ognunə